Il 20 luglio appena trascorso l’Osservatorio Crowdinvesting del Politecnico di Milano ha pubblicato il consueto report annuale sull’andamento del settore. Ne abbiamo parlato in un webinar dedicato con Giancarlo Giudici, professore del Polimi all’interno del team dell’Osservatorio Crowdinvesting, che ci ha offerto una panoramica di prima mano sui dati che in questo articolo approfondiremo.
Il report è il risultato dell’analisi delle performance del mercato del crowdfunding in Italia tra luglio 2022 e luglio 2023.
Crowdinvesting: cosa significa
Chiariamo innanzitutto una questione terminologica: l’Osservatorio precisa che l’ambito dei suoi studi è il “crowdinvesting”, non semplicemente il “crowdfunding”.
Il termine crowdinvesting, infatti, dà un’indicazione più precisa del perimetro del crowdfunding su cui si concentra l’attenzione del report. Quando si parla di crowdinvesting, si parla sempre di crowdfunding, ma non vale invece sempre il contrario.
Il crowdinvesting è l’investimento di capitale in raccolte di risorse online che danno la possibilità di ottenere una remunerazione del capitale stesso: equity crowdfunding, lending crowdfunding, debt crowdfunding.
Non fanno parte dell’insieme del crowdinvesting, invece, tipologie di raccolta come il donation crowdfunding e il reward crowdfunding, che non prevedono ricompense monetarie per la partecipazione alle campagne.
Il report cita comunque di passaggio queste forme di raccolta, spiegandone le caratteristiche e inserendone alcuni dati nel quadro sintetico del crowdfunding in Italia: la raccolta di queste due tipologie di crowdfunding ammonta a 52,3 milioni di euro negli ultimi dodici mesi.
Una panoramica generale del crowdfunding in Italia
Per la prima volta il mercato del crowdinvesting ha registrato una contrazione rispetto all’anno precedente nell’ammontare della raccolta complessiva, che si ferma a 343,79 milioni di euro: una contrazione molto lieve (-1%) dovuta soprattutto ai risultati della prima metà del 2023.
Il calo è dovuto soprattutto alle performance negative dell’equity crowdfunding non immobiliare e dei minibond, mentre il lending crowdfunding continua a crescere e l’immobiliare traina tutto il settore sia in ambito lending sia in ambito equity.
È diminuito anche il numero complessivo delle piattaforme, sia in conseguenza di operazioni di acquisizione e fusione, sia per la chiusura dei battenti da parte di alcuni player più deboli. La prospettiva dell’adeguamento agli onerosi adempimenti del Regolamento UE ormai non più rimandabile ha probabilmente influenzato questi fenomeni.
Restano positivi, infine, i risultati di rendimento per gli investitori che hanno partecipato a campagne di crowdfunding.
Equity crowdfunding non immobiliare: dati e ragioni del calo
L’equity crowdfunding non immobiliare e il debt crowdfunding (minibond) sono i settori del crowdinvesting che hanno conosciuto il calo più sostanziale.
Partiamo dai numeri dell’equity crowdfunding non immobiliare, che costituisce l’83,1% di tutte le campagne di equity crowdfunding lanciate nell’ultimo anno:
- 48 portali attivi (contro le 51 dell’anno scorso)
- 207 campagne pubblicate (contro le 219 dell’anno scorso)
- 83,1 milioni di euro raccolti (contro i 97,79 milioni dell’anno scorso)
- tasso di successo stabile intorno al 90%
- valore medio del target di raccolta 180.126€ (contro i 231.772€ dell’anno scorso)
- valore medio dell’investimento 6.077€ (contro i 4.935€ dell’anno scorso), mediano € 1.999 (stabile).
Il comparto ha perso quindi circa il 15% in termini di raccolta (l’11% se si considerano nei capitali raccolti anche quelli dei progetti immobiliari ospitati però da piattaforme equity generaliste e non specifiche, da noi invece non conteggiati).
Di seguito le ragioni ipotizzate e riassunte dal report:
- aumento dei tassi di interesse e conseguente competizione con obbligazioni e titoli di Stato, tornati appetibili per gli investitori;
- congiuntura economica incerta per l’inflazione e le tensioni geopolitiche;
- aumento degli investimenti in startup dei fondi di venture capital italiani;
- disillusione degli investitori per i risultati ottenuti dalle emittenti negli anni successivi alla campagna.
È soprattutto su quest’ultimo punto che le società che vogliono raccogliere capitali devono riflettere: i capitali, da soli, non bastano. La campagna di equity crowdfunding non è un punto d’arrivo, bensì di partenza, e va inserita in un percorso più ampio, con strategie di lungo termine. L’obiettivo non deve essere solo quello di raccogliere capitali, ma anche e soprattutto quello di far crescere le competenze del proprio team, allargare il proprio network professionale, implementare processi di marketing e sales che renderanno più efficiente il lavoro in azienda, aumenteranno le vendite e metteranno la società nelle condizioni di rendere la raccolta di capitale sistematica.
Il report evidenzia infatti come molte imprese vedano un’impennata di crescita subito dopo la campagna di equity crowdfunding, che però si arresta negli anni successivi. Un altro dato interessante è che le imprese che fanno più di una campagna di equity crowdfunding ottengono maggiore successo, perché entrano nell’ottica che abbiamo appena spiegato.
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La crescita del lending crowdfunding non immobiliare
Il lending crowdfunding non immobiliare vede diminuire le piattaforme dedicate, ovvero quelle generaliste, che scendono da 12 a 10, ma continua a crescere come capitali raccolti.
Con 39,36 milioni di euro raccolti, il comparto quasi raddoppia i 19,24 milioni dell’anno precedente.
La congiuntura economica attuale ha fatto aumentare i tassi di interesse anche nel lending crowdfunding, rendendo lo strumento più costoso per le imprese ma più attraente per gli investitori: il valore medio degli interessi nel 2023 è 8,56%.
Il rimborso del prestito è nel 60% dei casi di tipo bullet, ovvero in unica soluzione alla scadenza del prestito, mentre nel 40% è di tipo amortizing, con rimborsi periodici e programmati che comprendono sia gli interessi che una quota del capitale.
Real estate crowdfunding: capofila del crowdfunding in Italia
Il crowdfunding immobiliare è il settore del crowdinvesting che cresce di più e che raccoglie più capitali, considerando sia lending sia equity insieme oppure anche singolarmente.
Nello specifico, domina il lending crowdfunding immobiliare, con 115,79 milioni di euro raccolti (+39,3%), che salgono a 118,62 milioni se si considerano anche le campagne per progetti immobiliari lanciate su piattaforme generaliste. La flessibilità, la velocità e la ripetibilità delle campagne lending rende questo strumento più adatto all’immobiliare.
Segue infatti con un certo distacco l’equity crowdfunding immobiliare, con 56,42 milioni di euro raccolti (+31,3%) che salgono a 60 milioni considerando anche i progetti immobiliari delle piattaforme generaliste.
Abbiamo affrontato in un articolo precedente le ragioni del grande successo del crowdfunding per l’ambito immobiliare, che si riconferma anche quest’anno.
Imprese equity crowdfunding: un identikit
Il report propone poi una breve analisi delle caratteristiche delle imprese che fanno equity crowdfunding nello specifico.
Prevalgono ancora nettamente le startup innovative (62%). Seguono con evidente distacco le PMI (18%), in aumento, e le PMI innovative (12%) e chiudono la classifica i veicoli di investimento (8%). In tutte le categorie domina la forma giuridica dell srl.
La provenienza geografica delle imprese evidenzia il primato della Lombardia, costante negli anni, seguita da Emilia Romagna e Lazio.
I settori economici, invece, vedono una rappresentanza maggioritaria di servizi di informazione e comunicazione, che distaccano notevolmente le attività professionali, scientifiche e tecniche e le attività manifatturiere.
Diamo infine alcuni numeri relativi a queste imprese:
- valore mediano del fatturato pre-campagna 43.850€, valore medio 355.911€
- valore mediano della valutazione pre-money 2 milioni di euro
- valore mediano del numeri di soci pre-campagna 4.
Investitori equity crowdfunding: un identikit
Gli investitori in campagne di equity crowdfunding sono quasi esclusivamente persone fisiche, che per la maggior parte (37%) fanno investimenti compresi fra 1.000€ e 4.999,99€.
Si riconferma un dato molto significativo: la grandissima maggioranza degli investitori censiti (26.661 su 35.273) ha investito in una sola campagna di equity crowdfunding. Solo 412 hanno investito in 10 o più campagne, tutti gli altri si collocano nel mezzo.
Questo indica che gli investitori provengono per lo più dal network della singola società, e non sono investitori seriali né utenti generici della piattaforma: in questo articolo spieghiamo nel dettaglio cosa significhi tutto questo per chi decide di fare crowdfunding.
Da notare poi che rimane profondo il gender gap fra gli investitori: solo il 14% sono donne. Le fasce di età prevalenti, invece, sono quelle fra i 31 e i 50 anni.
Sono molti gli spunti su cui riflettere lasciati da questo report 2023, che sottolinea come l’anno prossimo sarà decisivo per la svolta che il Regolamento UE porterà nel mondo del crowdfunding. In attesa del prossimo report, resta aggiornato su tutte le novità iscrivendoti al gruppo Facebook Turbo Crowd!
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