- Il tema della governance nell’equity crowdfunding
- La differenziazione delle quote di partecipazione
- Altri metodi di gestione dell’apertura del capitale sociale
- Equity crowdfunding, governance e trasparenza
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- Hai bisogno di supporto per preparare una campagna di crowdfunding di successo e cercare potenziali investitori per il tuo progetto?
Fare equity crowdfunding significa vendere quote della società, quindi aprire il capitale sociale dell’azienda all’ingresso di nuovi soci. Per questo motivo molti imprenditori temono che l’equity crowdfunding possa comportare rischi per la governance della società. In questo articolo fugheremo questa preoccupazione, esplorando i modi in cui le aziende possono evitare di perdere la governance della società nell’equity crowdfunding e mantenere senza difficoltà il controllo sulla propria attività.
Il tema della governance nell’equity crowdfunding
L’equity crowdfunding prevede l’emissione di azioni o quote societarie destinate a investitori esterni, che partecipando alla campagna di crowdfunding sul portale che la ospita possono acquisire una quota di proprietà della società, proporzionale all’aumento di capitale realizzato e all’entità dell’investimento. Gli investitori equity diventano quindi veri e propri soci dell’azienda. La maggior parte di essi non sono addetti ai lavori né in campo finanziario né nel settore di riferimento dell’azienda, quindi non sarebbe opportuno che avessero la facoltà di prendere decisioni strategiche e operative. I piccoli investitori non sofisticati non hanno l’esperienza o gli strumenti necessari per influenzare attivamente le decisioni quotidiane dell’azienda.
Se la diluizione del capitale sociale è consistente, i soci originari possono trovarsi nelle condizioni di possedere una minoranza delle quote di proprietà. Ciò può comportare la perdita di controllo da parte dei fondatori o dei manager della società, ma solo se non sono adottate misure adeguate per proteggere la governance, che sono la prassi nell’equity crowdfunding. Conoscere tali misure è un prerequisito fondamentale per fare equity crowdfunding in modo sicuro e proficuo per l’azienda.
La differenziazione delle quote di partecipazione
La chiave per mantenere la governance della società nell’equity crowdfunding è quella di gestire l’apertura del capitale sociale in modo strategico.
La via principale per farlo è la differenziazione delle quote cedute in equity crowdfunding:
- quote di categoria A con diritto di voto in assemblea dei soci
- quote di categoria B, senza diritto di voto.
Le quote di categoria A possono essere pochissime e riservate a chi investe un capitale ingente e/o a chi ha competenze professionali utili all’azienda: rappresentano un incentivo utilizzabile per attrarre specifiche categorie di investitori e vanno definite nei minimi particolari.
Le quote di categoria B rappresenteranno la quasi totalità delle quote cedute in equity crowdfunding: gli investitori diventano soci azionari e acquisiscono diritti patrimoniali, ma non partecipano alle decisioni di governance, che rimangono riservate ai fondatori o agli azionisti con azioni con diritto di voto. In questo modo, si può cedere un’elevata percentuale della società mantenendo sempre nelle mani dei fondatori o soci originari il diritto di voto.
All’interno dell’ordinamento italiano questa procedura è consentita solo all’interno di un’operazione di equity crowdfunding, che quindi rappresenta per le aziende un’opportunità dalle caratteristiche uniche per l’aumento del capitale sociale.
Ciascuna azienda può definire la quantità e la tipologia di quote che preferisce, in base alle proprie esigenze, purché esse siano stabilite nello statuto sociale e rientrino nel perimetro di legge. Per esempio, per legge i soci senza diritto di voto non possono rappresentare più del 50% del capitale e i diritti patrimoniali connessi non possono essere privi di correlazione con i risultati di profitto.
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Altri metodi di gestione dell’apertura del capitale sociale
Esistono anche altri strumenti di tutela della governance aziendale che si possono utilizzare quando si fa equity crowdfunding. Come le tipologie di quote, anch’essi vanno definiti nello statuto sociale.
Clausole di Governance: nei termini dell’offerta presentata ai potenziali investitori è possibile includere limiti specifici per proteggere i diritti dei fondatori e il loro potere decisionale. Ad esempio, si possono inserire clausole che richiedono l’approvazione dei fondatori per decisioni strategiche, per la vendita di grandi quote dell’azienda, l’emissione di nuove azioni o altro. Questa pratica permette ai fondatori di avere una sorta di “veto” sulle decisioni fondamentali che possono incidere sulla direzione dell’azienda.
Una delle formulazioni più note di queste clausole è il diritto di trascinamento, o drag along: una clausola per cui i soci di maggioranza dell’azienda possono vendere anche le quote dei soci di minoranza, alle stesse condizioni economiche delle proprie, senza chiedere il consenso. Tale diritto viene definito bring along quando è parziale, cioè quando si stabilisce che il socio di minoranza è obbligato a cedere le proprie quote solo se l’acquirente terzo stesso lo richiede.
Le clausole di questo tipo sono utili per evitare che i piccoli investitori abbiano potere di blocco o che possano causare stallo decisionale, mantenendo però la loro partecipazione in linea con i valori di condivisione del progetto: i soci provenienti da una campagna di equity crowdfunding dovrebbero comunque avere un ruolo consultivo o essere coinvolti anche marginalmente nella vita aziendale, in linea con le promesse fatte durante la raccolta di capitali.
Per esempio, le aziende possono rafforzare la governance inserendo clausole che limitano i diritti di voto su questioni tecniche e finanziarie, consentendo agli investitori di intervenire solo su questioni strategiche a lungo termine o su obiettivi sociali dichiarati. Questo è importante soprattutto per quelle campagne di crowdfunding che fanno leva sui miglioramenti per la società, l’ambiente o determinate categorie di persone che l’azienda ha intenzione di realizzare attraverso lo sviluppo del proprio prodotto o servizio.
Limiti alla rappresentanza nel consiglio di amministrazione: stabilire un numero massimo di membri del consiglio di amministrazione che possono essere eletti dagli investitori è un altro modo per mantenere il controllo da parte dei fondatori o dei manager della società.
Pianificazione della diluizione e valutazione dell’impiego di SAFE/SFP: prima di avviare una campagna di crowdfunding, è fondamentale calcolare con precisione il livello di diluizione dell’equity per garantire che i fondatori mantengano una quota significativa della proprietà. Un’altra opzione per evitare una diluizione immediata è l’uso di strumenti finanziari come gli Strumenti Finanziari Partecipativi (derivanti dal Simple Agreement for Future Equity americano), che consentono agli investitori di convertire le loro quote in equity a una valutazione futura, mantenendo il controllo nelle mani dei fondatori fino a un momento stabilito da contratto. Questa modalità di raccolta di capitali di tipo equity è meno invasiva per i fondatori e consente loro di gestire la governance e l’apertura del capitale sociale in modo graduale e con una precisa roadmap. Anche gli SFP si possono collocare con una campagna di crowdfunding su una piattaforma autorizzata.
L’obiettivo principale di queste limitazioni è bilanciare il bisogno di trasparenza e partecipazione con l’efficienza della governance aziendale. La consulenza di esperti legali specializzati in crowdfunding è cruciale per assicurare che i termini e le condizioni dell’offerta proteggano gli interessi dei soci originari e al contempo rispettino i diritti degli investitori crowd.
Con questi accorgimenti, le aziende possono avvalersi dei vantaggi dell’equity crowdfunding minimizzando i rischi di perdere la governance della società.
Equity crowdfunding, governance e trasparenza
Quanto detto finora deve andare a braccetto con il rispetto delle regole di trasparenza che il Regolamento europeo ECSP ha ribadito a tutela degli investitori crowd e che l’articolo 100 del TUF impone alle imprese che offrono titoli al pubblico tramite crowdfunding.
Le aziende e le piattaforme di crowdfunding sono tenute a fornire informazioni chiare sui termini dell’investimento e sulla natura della partecipazione, sulle modalità di gestione dei conflitti di interesse, sulle clausole di governance, sulle strutture di controllo della governance e sulle modalità di comunicazione tra azienda e soci.
Per mantenere un buon rapporto con i soci e costruire una community di investitori crowd che potranno sostenere l’azienda anche in successive operazioni, è importante costruire un canale di comunicazione aperto e trasparente e fornire report regolari sulle attività dell’azienda.
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