Negli ultimi anni l’equity crowdfunding – che rappresenta solo una delle diverse tipologie di crowdfunding disponibili – ha acquisito sempre più popolarità tra gli imprenditori in cerca di capitali per sviluppare il proprio progetto. Si tratta in effetti di uno strumento di finanziamento flessibile ed efficace, che permette di superare i limiti solitamente imposti dalle modalità di finanziamento tradizionali, come la scarsa accessibilità e la lentezza. In effetti, se usato in maniera efficiente, l’equity crowdfunding può dare una vera e propria spinta al tuo progetto, aiutandoti a raccogliere in tempi brevi il denaro di cui hai bisogno per farlo crescere. In questo articolo vediamo insieme cos’è l’equity crowdfunding, come funziona e quali aspetti bisogna prendere in considerazione per organizzare una campagna di successo.
Equity crowdfunding come funziona: definizione
Per capire cos’è l’equity crowdfunding e come funziona questo strumento bisogna innanzitutto capire in cosa consiste il crowdfunding in generale.
Il termine crowdfunding – dall’inglese “crowd”, folla, e “funding”, finanziamento – indica uno strumento di finanziamento alternativo ai metodi tradizionali (come prestiti e mutui), che permette alle piccole e medie e imprese e alle startup di reperire i fondi necessari alla propria crescita rivolgendosi direttamente alla “folla” del web, invece che alle banche e agli istituti di credito. Il crowdfunding consiste, in pratica, in una raccolta fondi online, aperta a tutti, che avviene attraverso piattaforme dedicate.
Chi partecipa a un crowdfunding riceve in cambio del proprio denaro una ricompensa che può essere concreta o simbolica, in base al modello di crowdfunding scelto. Esistono, infatti, diverse tipologie di crowdfunding: reward, donation, lending e, appunto, equity.
La peculiarità del crowdfunding “equity-based” è che gli investitori ottengono a fronte del proprio conferimento economico una quota di partecipazione nella società offerente: questo significa che, nel caso in cui la raccolta vada a buon fine – ovvero se si riesce a raggiungere l’obiettivo minimo prestabilito nei tempi utili – gli aderenti diventano a tutti gli effetti soci dell’azienda, ottenendo tutti i diritti patrimoniali e amministrativi che derivano dalla partecipazione nella società.
La normativa italiana sull’equity crowdfunding
L’equity crowdfunding è regolato in Italia da una normativa specifica. In questo senso il nostro Paese vanta un vero e proprio primato: l’Italia è stata infatti la prima in Europa ad aver elaborato un regolamento ad hoc sull’equity crowdfunding.
Il testo che disciplina l’equity crowdfunding è il “Regolamento sulla raccolta di capitali di rischio tramite portali on-line” adottato dalla Consob con delibera n° 18592 del 26 giugno 2013 e in seguito modificato con delibera n° 19520 del 25 febbraio 2016.
Se inizialmente l’equity crowdfunding era una prerogativa esclusiva delle startup, la seconda delibera ha introdotto la possibilità di ricorrere a questo strumento anche per le PMI innovate. Con la Legge di Bilancio 2017 tale opportunità è stata estesa anche alle S.p.A. per poi arrivare a comprendere, con il Decreto Legge n- 50 del 24 aprile 2017, tutte le PMI.
La Consob svolge attività di vigilanza anche sui portali di equity crowdfunding. In particolare, esiste un registro dei gestori dei portali che si suddivide in due sezioni:
- la sezione ordinaria, riservata ai gestori autorizzati dalla Consob previa verifica della presenza di determinati requisiti (come la forma giuridica di società di capitali e la presentazione di una relazione sull’attività di impresa e sulla struttura organizzativa);
- la sezione speciale, dove si trovano i “gestori di diritto”, vale a dire banche e imprese di investimento autorizzate che hanno comunicato alla Consob lo svolgimento della gestione di portali di equity crowdfunding.
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Equity crowdfunding: come funziona l’avvio di una campagna
Una volta presa la decisione di ricorrere all’equity crowdfunding per finanziare la crescita della propria azienda, non resta che passare all’azione. Per avviare una campagna di equity crowdfunding occorre seguire una serie di passaggi. Vediamoli nel dettaglio.
1. Stabilire un obiettivo di raccolta
Ogni campagna di equity crowdfunding prevede un obiettivo minimo, corrispondente all’importo minimo che si deve raccogliere affinché il crowdfunding vada a buon fine (e tutti gli investitori diventino effettivamente soci del progetto). Nella maggior parte dei casi le piattaforme richiedono anche la definizione di un obiettivo massimo, raggiunto il quale la campagna si chiude automaticamente e non si accettano più ulteriori adesioni.
Non basta stabilire la quantità di fondi che si vuole raccogliere, ma occorre anche specificare in che modo questi fondi verranno utilizzati e per quali scopi.
2. Individuare la piattaforma adeguata
Le raccolte di capitali in equity crowdfunding si svolgono su piattaforme specializzate e regolamentate dalla Consob. Negli ultimi anni ne sono nate tantissime, ciascuna con caratteristiche diverse: da quelle più specifiche, focalizzate su una modalità di crowdfunding in particolare (come l’equity) o su determinati settori e nicchie di mercato, a quelle più “generaliste”, che ospitano diverse tipologie di raccolta e progetti.
La scelta dell piattaforma su cui si svolgerà la propria raccolta non deve mai essere guidata dal caso, ma deve basarsi su considerazioni legate al tipo di progetto da finanziare, alla modalità di crowdfunding scelta, alla preparazione del team, ecc.
3. Preparare la documentazione necessaria
Una volta scelta la piattaforma, sarà necessario preparare tutti i documenti e i materiali necessari per mettere il proprio progetto online. Come specificato poco sopra, ogni piattaforma ha le sue caratteristiche peculiari, per cui anche la documentazione e i requisiti richiesti possono variare. In generale, è sempre indispensabile fornire una presentazione dettagliata del progetto e un business plan.
Dal punto di vista burocratico, quando si avvia una campagna di equity crowdfunding è inoltre necessario sottoscrivere due tipi di documenti: l’aumento di capitale e il documento di offerta.
4. Creare una strategia di marketing adeguata
Una campagna di equity crowdfunding non è mai solo un’operazione finanziaria. Al contrario, si tratta di una vera e propria campagna di marketing in cui l’oggetto da vendere non è il prodotto/servizio dell’azienda, ma l’azienda stessa. In pratica, quando si avvia una raccolta di capitali bisogna riuscire a convincere i potenziali investitori ad “acquistare” il progetto, finanziando il suo futuro sviluppo.
Per questo non basta pubblicare il proprio crowdfunding sulla piattaforma e aspettare che gli investitori arrivino da soli, come per magia. Al contrario, occorre elaborare una strategia di marketing mirata e dettagliata – che comprenda email, advertising sui social, comunicati stampa e molto altro – volta a far conoscere il progetto e l’opportunità di diventarne parte a un pubblico il più ampio possibile. In altri termini, è necessario formulare un piano d’azione per vendere la propria campagna di crowdfunding e renderla appetibile agli occhi dei potenziali investitori.
5. Pensare a delle ricompense/incentivi per gli investitori
Per rendere la prospettiva di investire nel progetto ancora più appetibile, è raccomandabile pensare a delle ricompense o premi esclusivi da offrire ai propri investitori (i cosiddetti reward), che li motivino ancora di più a partecipare alla raccolta. Si può ad esempio dare a possibilità di acquistare un certo numero di quote a un prezzo inferiore a coloro che finalizzano l’investimento entro un determinato periodo oppure regalare uno sconto sull’acquisto del prodotto/servizio dell’azienda.
Lo scopo dei reward è, in pratica, quello di fornire una ragione in più per aderire e, nel caso di offerte valide solo per un tempo o una quantità limitata, creare un senso di urgenza e scarsità, che permetta di raggiungere l’obiettivo di raccolta più in fretta.
Campagna equity crowdfunding: come evitare il flop
Benché si tratti di uno strumento relativamente nuovo, l’equity crowdfunding ha acquisito negli ultimi anni un ruolo sempre più importante in Italia e in Europa: nel 2021, nel nostro Paese, sono state concluse con successo quasi 200 campagne, che hanno coinvolto più di 24.000 investitore e raccolto in media 130mila euro (fonte CrowdfundingBuzz).
Indubbiamente l’equity crowdfunding è una modalità di finanziamento molto vantaggiosa per le aziende, in quanto permette di aggirare gli ostacoli con i quali ci si deve puntualmente scontrare quando si è alla ricerca di fondi per il proprio progetto. Tra questi troviamo, in particolare, la scarsa accessibilità dei finanziamenti bancari (che richiedono numerosi requisiti e garanzie), la lentezza e la complessità di questo sistema. L’equity crowdfunding rappresenta, al contrario, uno strumento flessibile e alla portata di tutti, che, se utilizzato nel modo corretto, permette di ottenere capitali in tempi rapidi.
La scelta di ricorrere all’equity crowdfunding per finanziare il proprio progetto non è tuttavia priva di rischi per un’azienda. In particolare, avviando una campagna di equity crowdfunding ci si espone al rischio “reputazionale” che la raccolta possa fallire, con conseguenze negative sull’immagine dell’azienda. La paura è che, in caso di mancato raggiungimento dell’obiettivo, il progetto possa perdere attrattività agli occhi dei potenziali investitori, pregiudicando eventuali iniziative future. Inoltre, l’insuccesso della campagna rappresenta un danno anche dal punto di vista economico in quanto comporta la perdita dei costi affrontati per implementarla.
Affidarsi a un’agenzia specializzata in equity crowdfunding
Per evitare che la propria raccolta di capitali in equity crowdfunding si riveli un flop è fondamentale pianificare la campagna in ogni dettaglio, così da abbattere ogni rischio e mantenere solo i vantaggi relativi a questo strumento. In particolare, è opportuno assicurarsi di promuovere e presentare al meglio il proprio progetto agli investitori, adottando una strategia di marketing adeguata. L’importante, insomma, è non lasciare nulla al caso: anche il progetto migliore del mondo, se non sponsorizzato in maniera efficace, rischia di passare inosservato.
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