Gli Strumenti Finanziari Partecipativi e l’equity crowdfunding sono entrambi strumenti di raccolta di capitale che conducono verso l’ampliamento della compagine sociale di una società, ma attraverso strade molto diverse. È grazie a queste differenze che possono essere due strumenti complementari, anziché escludersi l’un l’altro, e arricchire le opportunità di raccolta di capitali di un’impresa.
La chiave per finanziare in modo efficace un progetto di business, infatti, è l’organizzazione di una struttura di raccolta di capitali costante, che sia sempre operativa anziché essere occasionale, e che combini fra loro i diversi strumenti di raccolta di capitale a disposizione.
Noi li chiamiamo “8 pilastri della raccolta di capitali”, ma non siamo gli unici a sostenere che il mix delle fonti di finanziamento sia la carta vincente per startup e non solo.
Dal 2012 per le startup innovative e dal 2015 per le PMI innovative in questo panorama sono entrati anche gli Strumenti Finanziari Partecipativi, che possono portare un grande cambiamento nel mondo del crowdfunding.
Un riassunto: SFP ed equity crowdfunding
Partiamo con un breve riepilogo delle caratteristiche salienti dei due strumenti.
Gli Strumenti Finanziari Partecipativi sono la forma giuridica con cui il nostro ordinamento ha acquisito il SAFE, acronimo di “Simple Agreement for Future Equity”: un contratto di investimento semplificato ideato dall’incubatore di startup statunitense Y Combinator.
Questo contratto stabilisce che, dietro invito, un soggetto può investire del capitale in una società senza diventarne immediatamente socio, quando ancora non c’è una valutazione pre-money precisa della società. Con l’investimento acquisisce uno Strumento Finanziario Partecipativo che gli dà il diritto di convertirlo in quote di partecipazione a un prezzo scontato in un momento prestabilito del futuro, di solito quando è previsto un evento di liquidità.
Questo consente alle società di raccogliere capitale anche nelle prime fasi di vita, quando non hanno la possibilità di avere una valutazione attendibile del proprio valore, e/o di offrire quote a investitori selezionati, capaci di portare anche competenze e network nell’azienda.
L’equity crowdfunding, invece, è una raccolta di capitale attraverso la vendita immediata di quote di partecipazione agli investitori tramite piattaforme online dedicate. Si rivolge a tutti i potenziali investitori online e si declina come una massiccia campagna di marketing che porta vantaggi in termini di community, clienti e visibilità a lungo termine, oltre al capitale raccolto.
Per approfondire si rimanda all’articolo dedicato agli SFP e a quello dedicato all’equity crowdfunding.
Differenze SFP-equity crowdfunding: la valutazione pre-money
La prima differenza che salta all’occhio tra le due modalità di raccolta di capitale riguarda gli adempimenti preliminari.
Per fare una campagna di equity crowdfunding, infatti, è necessario definire una valutazione pre-money della società, sulla base della quale calcolare il valore e il costo delle quote da vendere. L’investitore deve sapere in anticipo a quale percentuale della società corrisponde la quota che intende acquistare con il suo capitale.
Per collocare Strumenti Finanziari Partecipativi, invece, non è necessario avere una valutazione pre-money precisa, bensì è sufficiente indicare agli investitori un valore minimo e un valore massimo, cioè una forbice all’interno della quale si stima che si collochi il valore della società.
Da questo punto di vista gli SFP sono particolarmente adatti a startup in fase iniziale, che non hanno ancora parametri di performance e capitali sufficienti per una valutazione pre-money attendibile. Si rimanda la valutazione al futuro, quando si avranno più elementi per valutare e si potrà aggiustare il tiro.
Investitori SFP e investitori equity
Una delle differenze più importanti tra SFP ed equity crowdfunding riguarda gli investitori: nel primo caso si scelgono, nel secondo si trovano.
Gli Strumenti Finanziari Partecipativi, infatti, non sono a disposizione di chiunque voglia investire in una società. È quest’ultima a invitare soggetti selezionati a diventare investitori tramite gli SFP, stabilendo anche il taglio degli investimenti. In questo modo è possibile selezionare soggetti che è utile avere a bordo sin dall’inizio di un business per le loro competenze professionali, le loro conoscenze, le opportunità di partnership ecc. Si evita così di affollare troppo la compagine sociale. Un altro vantaggio di questo format è la possibilità di creare reward più specifici, pensati ad hoc per ciascun investitore e quindi più efficaci.
Una campagna di equity crowdfunding, invece, è aperta a tutti: non si può scegliere chi può investire e chi no, né il taglio dell’investimento, a parte la soglia minima. Questo determina un minore controllo sull’assetto finale della compagine sociale, pur mantenendo sempre i principali diritti amministrativi e il diritto di voto in capo ai soci originari. D’altra parte, la più ampia accessibilità dell’equity crowdfunding determina una platea più vasta in cui cercare potenziali investitori e può essere quindi più facile raggiungere l’obiettivo suddividendolo fra tanti. Anche in una campagna di equity crowdfunding, inoltre, si possono stipulare accordi di work for equity con stakeholder particolari come per esempio i fornitori.
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L’infrastruttura per la raccolta di capitale
Un’altra particolarità degli SFP è che permettono di raccogliere capitale senza una piattaforma. Una campagna di equity crowdfunding, invece, deve per legge essere svolta su una piattaforma di crowdfunding autorizzata.
La prima situazione ha il banale vantaggio diretto di evitare i costi di commissione della piattaforma e il meno banale vantaggio indiretto di costringere la società a organizzare in maniera efficiente i processi marketing & sales, costruendo una struttura in grado di controllare ogni aspetto e momento della raccolta e che sarà sempre utile anche in seguito.
La seconda situazione, invece, ha il vantaggio di avere una cassa di risonanza in più per la raccolta di capitale, cioè la visibilità data dalla piattaforma (ma non è da sopravvalutare!), e il supporto dei relativi professionisti. D’altra parte, implica un controllo solo parziale sul processo di investimento degli utenti.
Questo si traduce anche in un’altra differenza: la raccolta di capitali con gli SFP non è legata a un contatore pubblico che deve salire fino a un obiettivo minimo, come è invece per le campagne di equity crowdfunding. Se da un lato il contatore pubblico online può dare visibilità e spronare all’investimento, dall’altro genera molta pressione sulla società e può avere l’effetto opposto sui potenziali investitori, se non sale in fretta.
Inoltre il contatore è legato a una tempistica massima, superata la quale la raccolta equity si chiude, a prescindere dal risultato. Le tempistiche per la collocazione degli SFP, invece, sono stabilite e gestite dalla società stessa.
Disponibilità del capitale
Spostandoci verso la fine del percorso, incontriamo una differenza fondamentale:
- il capitale raccolto con gli SFP è immediatamente disponibile e utilizzabile dalla società anche mentre continua a collocare altri SFP;
- il capitale raccolto in equity crowdfunding si trova su un conto vincolato e per utilizzarlo la società deve attendere la fine della campagna e lo svincolo della somma dopo gli adempimenti burocratici.
Notorietà dello strumento
L’ultima, più sottile, differenza tra SFP ed equity crowdfunding riguarda la rispettiva notorietà.
Mentre l’equity crowdfunding è ormai uno strumento finanziario affermato e conosciuto, con molta documentazione a disposizione e casi studio a supporto, gli Strumenti Finanziari Partecipativi sono ancora poco utilizzati e poco noti. Risulta quindi più facile persuadere i potenziali investitori a partecipare a una campagna di equity crowdfunding.
Gli SFP richiedono invece una buona rete di contatti commerciali su cui fare leva e un’adeguata struttura informativa.
SFP ed equity crowdfunding: differenze e punti di contatto
Sono molte, quindi, le differenze tra SFP ed equity crowdfunding, ma all’inizio dell’articolo avevamo anticipato che c’è anche un possibile punto di contatto fra i due.
Proprio dall’elenco delle differenze emerge la potenzialità insita nell’integrazione di questi due strumenti: una raccolta di capitali con Strumenti Finanziari Partecipativi può avere un ruolo propedeutico a una campagna di equity crowdfunding. Fare una campagna di crowdfunding ha un costo e dei rischi: il capitale raccolto con gli SFP può sostenere il costo e avere già una base di investitori selezionati che ha creduto nel business è una validazione notevole, capace di dare fiducia nei nuovi potenziali investitori e di ridurre quindi il rischio dell’operazione crowd, massimizzandone i vantaggi.
Per restare al passo con le novità nel mondo della raccolta di capitale e approfondire ulteriormente questi temi, iscriviti al gruppo Facebook di Turbo Crowd e naviga nel nostro blog per scoprire gli altri 6 pilastri della raccolta di capitali.
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