Un recente articolo del blog TechCrunch ha puntato i riflettori sul valore aggiunto del crowdfunding al di là della raccolta di capitali e ha proposto un confronto tra crowdfunding e venture capital. Un certo clima di ostilità e contrapposizione, infatti, si percepisce tra i sostenitori di ciascuna di queste due modalità di crescita a disposizione delle giovani imprese.
Come abbiamo affermato più volte, la strategia di finanziamento ideale per un’impresa è quella che prevede il ricorso a un mix di fonti di finanziamento. Si possono abbinare strumenti diversi per massimizzarne l’efficacia, oppure scegliere il mezzo migliore per ciascuna fase di vita ed esigenza del business. Contrapposizioni ed esclusioni aprioristiche non sono efficienti.
Ma questo scontro “Crowdfunding vs Venture Capital” è un’occasione interessante per confrontare le due forme di raccolta di capitali ed evidenziarne differenze, analogie, vantaggi e svantaggi.
Crowdfunding e Venture Capital a confronto
Il Crowdfunding è una raccolta di capitali che avviene online e fa affidamento su una base di utenza costituita prevalentemente da investitori non professionali (o “non sofisticati”). Le imprese che raccolgono capitali in crowdfunding devono fare un’operazione di marketing mirata a coinvolgere i clienti e potenziali tali e gli altri stakeholder nel progetto fino a farli diventare investitori.
Il Venture Capital, invece, è una forma di investimento professionale: si tratta di fondi di investimento specializzati a cui un’impresa si può rivolgere per ottenere capitale e accedere a competenze utili. La composizione prevede una maggioranza di investitori professionali o istituzionali, ma può comprendere anche investitori comuni.
La grande differenza tra i due è che nel crowdfunding l’azienda ha maggiore potere decisionale: è essa a scegliere di fare la campagna, quando e come farla, cosa offrire agli investitori e come utilizzare il capitale raccolto. Nel secondo caso, invece, è il fondo di Venture Capital a selezionare quali aziende sostenere, come e in quale direzione, pur condividendo la strategia con i vertici dell’impresa. Il potere decisionale va ripartito con il fondo. Questo, ovviamente, implica più lavoro e fatica per l’impresa nel primo caso e meno nel secondo.
Un’altra differenza fondamentale è l’accessibilità: tutti (o quasi) possono fare crowdfunding, mentre solo le aziende che superano le selezioni riescono a ottenere il sostegno di un Venture Capital. Questi ultimi prediligono aziende ad alto tasso di innovazione e business scalabili.
Inoltre, il capitale diventa subito disponibile dopo una campagna di crowdfunding, mentre con un fondo di Venture Capital viene erogato in più tranche diverse nel corso di mesi o anni. Mediamente, il capitale raccolto con il crowdfunding è inferiore rispetto a quello fornito dai fondi di Venture Capital. Se il crowdfunding viene fatto in modo efficiente e lungimirante, però, con più campagne successive, è possibile che in uno stesso periodo di tempo un’azienda raccolga la stessa quantità di capitale che avrebbe ottenuto con un VC.
Crowdfunding e Venture Capital, infine, hanno anche elementi in comune, primo fra tutti il target, che comprende prevalentemente aziende giovani (startup e PMI).
Valore aggiunto: il punto di vista dei Venture Capital
L’articolo di TechCrunch riporta le opinioni di molti venture capitalist che ritengono il crowdfunding il ripiego delle aziende che non riescono ad accedere ai fondi di Venture Capital. Secondo la posizione di questi investitori tradizionali, il crowdfunding è uno strumento effimero che non può supportare una crescita a lungo termine. Il motivo sarebbe la mancanza del valore aggiunto che i Venture Capital ritengono una propria prerogativa: network di contatti professionali e commerciali, mentorship ed expertise.
Le aziende che ottengono il supporto di un fondo di Venture Capital, infatti, ricevono anche consulenza strategica, strumenti e spazi di lavoro, formazione sulle competenze, e possono essere inseriti nella rete di contatti utili che il fondo si è costruito nel tempo.
L’interesse del fondo è far crescere le società del suo portafogli per farle emergere all’interno del loro settore di riferimento e aumentare di valore fino a renderle appetibili per una exit.
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Valore aggiunto: il punto di vista del crowdfunding
I sostenitori del crowdfunding, dei quali TechCrunch adotta il punto di vista, di contro additano la posizione dei venture capitalist come pretestuosa e finalizzata solo a difendere il proprio modello di business.
Raccogliendo le esperienze di imprenditori che hanno fatto campagne di crowdfunding, emerge che anche il crowdfunding non è una mera raccolta di capitali senza altro valore aggiunto. Anzi, molte startup e PMI affermano di aver ottenuto, grazie al crowdfunding, “investitori ricorrenti, clienti e persino talenti”.
Il crowdfunding, infatti, è un’operazione di marketing che si rivolge agli stakeholder dell’azienda, principalmente i clienti, e sfrutta una vetrina privilegiata, quella della piattaforma di crowdfunding. Su questa vetrina, difficilmente c’è il competitor di un’azienda che svolge una campagna nello stesso momento, quindi è più facile attirare l’attenzione. Una visibilità che viene sfruttata per costruire una community solida di persone che possono essere sia clienti sia investitori. Nel b2b, questo significa a volte riuscire a stringere partnership o accordi di fornitura molto preziosi. Peraltro, attraverso il crowdfunding è possibile raggiungere anche degli investitori istituzionali.
Non solo: le testimonianze riportano che molte campagne di crowdfunding hanno portato anche a venire in contatto con figure professionali utili per il business, che sono diventate prima investitori e poi collaboratori.
Con il crowdfunding, inoltre, si va a colpire un target ben preciso e circoscritto all’area di azione e di interesse dell’azienda stessa, mentre le reti dei Venture Capital sono solitamente più generaliste. Spesso questi fondi sono specializzati in determinati settori economici, ma difficilmente in un business specifico.
La rete potenziale del crowdfunding, inoltre, è molto più vasta di quella del Venture Capital, perché questa modalità di raccolta di capitali si rivolge a un pubblico più ampio e trasversale.
Crowdfunding vs Venture Capital: possibili alleanze
Come anticipato a inizio articolo, il confronto tra crowdfunding e Venture Capital non deve essere necessariamente all’insegna della sfida e della contrapposizione. Lo stesso articolo di TechCrunch sottolinea come molti degli imprenditori intervistati abbiano svolto un percorso di finanziamento “misto”: prima un fondo di Venture Capital, poi il crowdfunding, o viceversa, a seconda dell’obiettivo contingente, delle possibilità aperte e della fase di vita dell’azienda.
Il crowdfunding, per esempio, può essere un ottimo strumento di consolidamento per una startup che ha bisogno di rafforzare metriche e competenze per presentarsi più affidabile e promettente a un fondo di Venture Capital. Oppure, al contrario, può essere un modo per sfruttare le abilità apprese e i contatti costruiti grazie a un percorso di crescita con un fondo di VC.
Cosa apprendiamo da questo confronto?
- Né il Crowdfunding né il Venture Capital sono adatti sempre a qualsiasi startup o PMI;
- Entrambi apportano un valore aggiunto rispetto al solo capitale;
- Il valore aggiunto non è qualcosa che si riceve passivamente, bensì dipende molto dalla capacità di sfruttare le occasioni;
- Ragionare per esclusione è limitante e poco efficiente.
La strategia più lungimirante è imparare a conoscere tutte le opzioni a disposizione e rendere la raccolta di capitale un asset aziendale.
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