Lanciare una campagna di crowdfunding non è un’azione singola e puntuale che consiste nel fare un clic al momento giusto per andare online, bensì una procedura composta di tanti step che conducono a quel momento giusto.
Affinché una campagna di crowdfunding abbia successo, sia utile e si riveli un’esperienza positiva per l’azienda, è fondamentale conoscere e preparare in anticipo tutti gli step da seguire. Scopriamoli uno per uno.
Prima di cominciare: i prerequisiti
Scegliere di lanciare una campagna di crowdfunding, per un’azienda, dovrebbe essere l’esito di un accurato percorso di autoanalisi. Se è vero che il crowdfunding è molto più accessibile di altri possibili canali di finanziamento, è altrettanto vero che non è proprio per tutti.
Per capire se un progetto è adatto al crowdfunding è necessario sia conoscere a fondo questo strumento, sia conoscere a fondo il progetto, l’azienda e il suo team: insomma, farsi un approfondito e onesto esame di coscienza (il nostro Crowdometro può aiutare!).
Fare crowdfunding, infatti, richiede competenze di marketing, risorse umane ed economiche, tempo da dedicare, voglia di mettersi in gioco in prima persona e imparare: tutti questi prerequisiti possono essere presenti in misure diverse, ma devono esserci o devono poter essere acquisiti. Come per qualsiasi altra attività aziendale, è necessario fare un lavoro di budgeting: per farlo, scopri quanto costa fare crowdfunding.
Compiere questa autoanalisi aiuta anche a tarare le proprie aspettative: una campagna di crowdfunding è un investimento anche per l’azienda, non è un biglietto della lotteria, quindi ciò che restituisce è strettamente proporzionale a quello che ci si mette dentro. Non solo in termini economici, bensì in relazione a tutti i prerequisiti che abbiamo elencato.
Prima di cominciare: perché fare crowdfunding?
Quando si intraprende qualsiasi nuova attività in un’azienda, è importante sapere in quale direzione si intende andare, in modo da poter pianificare una strategia mirata e monitorare i risultati.
Il crowdfunding va considerato come una vera e propria linea di business a cui dedicare tempo e risorse. Per questo richiede una strategia, che dipende dal tipo di obiettivo che ci si prefigge. Sulla base di questo obiettivo si può stabilire se il crowdfunding è lo strumento giusto per raggiungerlo e quale tipologia di crowdfunding è la più indicata per farlo.
Per esempio, per una società che deve realizzare un nuovo prodotto solitamente è più indicato il reward crowdfunding, mentre per una che offre un servizio l’equity crowdfunding, per i progetti immobiliari risulta particolarmente congeniale il lending crowdfunding e così via.
Sottolineiamo che la risposta alla domanda “perché fare crowdfunding?” non dovrebbe mai essere solo “per raccogliere capitali per l’obiettivo X”. Se ci si limita a questo, si perde gran parte del valore aggiunto che rende davvero unico il crowdfunding.
Una campagna di crowdfunding, infatti, è innanzitutto uno strumento di marketing, che permette di creare una rete, anzi, se fatto bene, una vera e propria community; di entrare in contatto con professionalità utili per l’azienda; di ampliare la base di clienti; di imparare cose nuove capaci di supportare la crescita aziendale. Anche questi elementi vanno tenuti in considerazione nella scelta del percorso di crowdfunding da intraprendere e della strategia da adottare.
Step 1: la normativa per lanciare una campagna di crowdfunding
Il primissimo step per lanciare una campagna di crowdfunding è verificare la normativa in vigore e assicurarsi di adempiere a tutti gli obblighi. Questo punto riguarda soprattutto l’equity crowdfunding, che è la tipologia più complessa e quindi sottoposta a una normativa più stringente.
Il documento di riferimento principale è il Regolamento Consob, che nel suo ultimo aggiornamento ha assorbito le indicazioni del Regolamento Europeo sul Crowdfunding.
Ecco gli elementi principali della normativa da conoscere e mettere in pratica:
- obbligo di inserire nel proprio statuto o atto costitutivo la possibilità di fare equity crowdfunding e le relative condizioni (tipologie e quantità di quote da vendere, diritti e doveri degli investitori, clausole ecc.);
- obbligo di aprire un aumento di capitale presso un notaio, definendo il perimetro dell’operazione finanziaria da avviare;
- obbligo di redazione di un documento d’offerta con tutte le informazioni sull’offerta che gli investitori devono conoscere (Consob ha realizzato un modello da rispettare e si può realizzare in autonomia, senza bisogno di un notaio).
Per tutte le tipologie di crowdfunding vale il tetto massimo di raccolta di 5 milioni all’anno.
Step 2: scegliere la piattaforma di crowdfunding
Per lanciare una campagna di crowdfunding bisogna fare domanda a una delle piattaforme autorizzate disponibili in Europa. Il Regolamento Europeo già citato consente a tutte le aziende di lanciare campagne in uno qualsiasi dei Paesi membri con le stesse regole, quindi innanzitutto va stabilito se possa essere utile rivolgersi a una piattaforma straniera per intercettare anche un pubblico di potenziali investitori stranieri. Questa scelta può essere motivata anche dalla mancanza di opzioni in Italia per alcune particolari campagne di crowdfunding, per esempio le campagne di Security Token Offering (ne abbiamo seguita una con una piattaforma austriaca).
Una volta raccolto l’elenco delle piattaforme a disposizione per la tipologia di crowdfunding prescelta, si possono utilizzare i seguenti criteri per selezionare quella più idonea:
- eventuali settori economici di specializzazione
- success rate
- fees
- supporto e servizi offerti
- user experience
- modalità di raccolta (take it all oppure all or nothing)
- modalità di gestione dei capitali (agenti di pagamento di appoggio, tempistiche, documentazione ecc.).
Nella scelta della piattaforma dove lanciare la propria campagna di crowdfunding è importante ricordarsi che nessun portale potrà sostituirsi all’azienda nel determinare il successo della campagna e che un database di utenti più ampio non significa che una piattaforma porta più investitori di un’altra: gli investitori li portano le società.
Non basta scegliere una piattaforma: bisogna superare la selezione per poter lanciare una campagna di crowdfunding. Leggi il nostro articolo per scoprire tutti i consigli al riguardo. Spoiler: i criteri di selezione si sovrappongono per buona parte con quei prerequisiti che abbiamo elencato all’inizio di questo articolo e che sono alla base del test del Crowdometro. A essi vanno aggiunti un business plan convincente e un sufficiente merito creditizio.
Step 3: organizzare la squadra
Una campagna di crowdfunding non è un’attività da svolgere nei ritagli di tempo rubati alle normali operazioni quotidiane. Vanno individuate delle persone nel team che se ne occupino e ne siano responsabili, con compiti precisi per ciascuna e dei processi definiti a cui attenersi, oltre che delle finestre temporali da dedicare solo a quello.
È possibile che in un’azienda non ci siano tutte le competenze necessarie per fare una campagna di crowdfunding di successo. È possibile che tali competenze ci siano, ma non si sappia come utilizzarle per questo obiettivo. È possibile che le persone in possesso delle competenze giuste non abbiano tempo per occuparsi da sole di un’intera campagna di crowdfunding.
In tutti questi casi è utile valutare di affidarsi a un supporto professionale esterno, richiedendo la consulenza specializzata di esperti di marketing e crowdfunding.
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Step 4: stabilire tempi, obiettivi e condizioni
Insieme alla piattaforma, la società deve fissare la soglia minima e la soglia massima di raccolta, la data di lancio della campagna e la durata della stessa. Nota bene: queste informazioni possono cambiare. Per esempio, se nel corso della preparazione della campagna ci si rende conto di avere bisogno di più tempo per le fasi preliminari, si può rimandare il lancio, oppure se durante la campagna si avverte la necessità di estenderne la durata per permettere a tutti gli interessati di investire è possibile farlo, o ancora si può chiudere la campagna in anticipo per poi riaprirla in un secondo momento.
Anche le soglie di raccolta possono essere modificate prima del lancio della campagna, se nelle fasi preparatorie le aspettative si rivelano troppo alte oppure troppo basse.
Ciò che invece non può cambiare sono le condizioni stabilite per gli investitori e le informazioni sull’investimento: destinazione del capitale, quote (equity), tassi di interesse e piano di ammortamento (lending).
Step 5: definizione del target
Da questo step in poi iniziano i lavori per la costruzione della strategia di comunicazione per il crowdfunding.
La definizione del target è fondamentale per scegliere i canali e le modalità di comunicazione più adatti.
Posto che i principali potenziali investitori di una campagna di crowdfunding sono i clienti o potenziali tali dell’azienda promotrice, è facile delineare il profilo del target ideale: ogni azienda dovrebbe conoscere i suoi clienti! Si possono poi valutare eventuali altri stakeholder da coinvolgere nella campagna (es. fornitori o collaboratori).
Sulla base dei profili delineati, in questo step si devono anche progettare i reward per gli investitori, ovvero le fondamentali ricompense che agiscono da leva per l’investimento. Possono essere rielaborati strada facendo, ma è utile definirli il prima possibile per agevolare le fasi successive.
Step 6: fase di Onboarding
La fase di Onboarding consiste nella preparazione dei materiali per la campagna di crowdfunding.
Questo significa preparare copy per ogni canale, costruire un piano editoriale, creare lead magnet (es. ebook, tutorial, statistiche ecc.), organizzare i reward, impostare i software di marketing automation da utilizzare, riordinare i database già a disposizione.
Se sito web e canali social partono da zero, può essere necessario un periodo di rodaggio in cui costruirli e avviarli.
Step 7: fase di Precrowd
Questa è la fase cruciale per il successo di ogni campagna di crowdfunding. In essa si avviano tutte le attività di promozione, comunicazione e interazione con i potenziali investitori che saranno poi portate avanti durante la campagna stessa. Con una differenza: in questa fase non è possibile raccogliere capitale, perciò si raccolgono “manifestazioni di interesse”.
L’obiettivo è lanciare la campagna dopo aver già raggiunto il proprio pubblico target, averlo già informato e istruito sul progetto e sul crowdfunding e aver già messo in campo le leve di persuasione per stimolare l’interesse all’investimento.
Step 8: lanciare una campagna di crowdfunding
Ci siamo! Alla data del lancio, la piattaforma provvederà a mettere online la pagina dedicata al progetto e le persone potranno cominciare a investire. Se il precrowd è stato fatto bene, ci saranno già moltissimi utenti pronti a diventare investitori e il contatore salirà subito, innescando l’effetto gregge.
Per raggiungere l’obiettivo, bisogna continuare con le attività rodate durante il precrowd ed entrare in contatto direttamente con i potenziali investitori per condurli fino all’azione desiderata. La strategia sales è cruciale in questa fase.
Ultimo compito da non trascurare: mantenere sempre i contatti con gli investitori, durante e dopo la campagna, per non sprecare il lavoro fatto e costruire una community solida, ricettiva e reattiva che diventa un vero e proprio asset per il futuro dell’azienda.
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