Per favorire lo sviluppo di startup e PMI lo Stato italiano ha predisposto una serie di agevolazioni fiscali e finanziarie nell’ambito del crowdfunding. Tali agevolazioni riguardano sia le imprese che raccolgono capitale in crowdfunding, sia gli investitori che partecipano alle campagne. È importante, infatti, agire da entrambi i lati della barricata per sostenere il tessuto imprenditoriale italiano.
Conoscere le agevolazioni fiscali per il crowdfunding è utile per chi decide di intraprendere questo percorso per due fondamentali motivi:
- risparmiare risorse preziose;
- avere una leva in più da usare per convincere i potenziali investitori.
Come abbiamo spiegato in questo articolo, infatti, fare crowdfunding non è gratis, perciò è molto conveniente sfruttare il supporto dello Stato, quando possibile, per recuperare parte degli investimenti fatti. Questo rende ancora più efficiente il crowdfunding e ne massimizza i risultati.
In secondo luogo, spesso il target della propria campagna sa poco di crowdfunding e ancora meno delle agevolazioni a cui dà diritto l’investimento. Parte del lavoro di comunicazione con il target, dunque, consiste nel fare informazione. Educare e creare consapevolezza.
Tanto più che, come vedremo, per rendere operative alcune delle agevolazioni fiscali previste per gli investitori è necessaria l’azione diretta della società proponente la campagna.
Agevolazioni fiscali per chi investe in crowdfunding
Un buon incentivo a investire in crowdfunding sono le agevolazioni fiscali previste in via permanente dalla Legge di Bilancio 2017.
Le persone fisiche o giuridiche che investono in startup innovative e PMI innovative “ammissibili” hanno diritto alle seguenti agevolazioni:
- per le persone fisiche detrazione IRPEF del 30% della somma investita, fino a un massimo di 1 milione di euro all’anno;
- per le persone giuridiche deduzione dall’imponibile IRES del 30% della somma investita, fino a un massimo di 1,8 milioni di euro all’anno.
Le PMI “ammissibili” sono le PMI innovative che ricevono l’investimento iniziale prima di effettuare qualsiasi vendita commerciale o entro 7 anni dalla loro prima vendita commerciale. Dopo i 7 anni e prima dei 10 anni di operatività, l’accesso all’agevolazione è consentito previa attestazione certificata di non aver ancora generato rendimento sufficiente in base al potenziale. In qualsiasi fase di vita, infine, le PMI possono accedere all’agevolazione se reinvestono più del 50% del fatturato in nuovi prodotti o servizi.
C’è una condizione da rispettare per gli investitori per ottenere questi vantaggi fiscali: mantenere l’investimento per almeno 3 anni. Se si vende la propria quota in anticipo, si perde il diritto alle agevolazioni.
In caso di startup innovativa, si aggiunge un’altra condizione: la società deve mantenere lo status di startup per almeno 3 anni, altrimenti l’investitore perderà i vantaggi fiscali acquisiti. Se, però, la startup perde tale status perché sono trascorsi 5 anni dalla sua fondazione o ha superato la soglia di 5 milioni di euro di valore di produzione annua, l’investitore non perde nulla.
Nel 2020 il decreto Rilancio sviluppato per far fronte alla crisi dovuta a Covid-19 ha innalzato la detrazione per le persone fisiche al 50% (detrazione “De minimis”). Sono cambiate anche le soglie di applicazione: fino a 100.000€ di investimento in caso di startup innovative, fino a 300.000€ di investimento in caso di PMI innovative “ammissibili”.
Per applicare questa detrazione potenziata, è necessario che le società stesse trasmettano la richiesta per ciascun investitore, prima della finalizzazione dell’investimento, tramite un’apposita procedura sul portale predisposto dal Ministero dello Sviluppo Economico (oggi rinominato Ministero delle Imprese e del Made in Italy). Spetta quindi a ciascuna società decidere se offrire questa possibilità ai propri potenziali investitori e impegnare una notevole quantità di tempo nell’adempimento delle procedure.
La detrazione prevista dal decreto Rilancio non è cumulabile con la precedente, ma qualora l’investimento in startup o PMI innovative ecceda le relative soglie, alla parte eccedente si può applicare la detrazione del 30%.
Attenzione: questi incentivi sono riservati agli investitori con residenza fiscale in Italia.
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Agevolazioni per le imprese che fanno crowdfunding
Il crowdfunding è una grande opportunità per le startup e le PMI italiane. Lo Stato se n’è reso conto e proprio per questo ha regolamentato e incentivato il fenomeno con diversi interventi.
Fra i numerosi incentivi previsti per queste particolari tipologie di imprese, ce ne sono alcuni che possono essere sfruttati per avere gli strumenti migliori per fare una campagna di crowdfunding.
- Uno di questi è il credito d’imposta Formazione 4.0, che nelle intenzioni dell’ex Ministero dello Sviluppo Economico ha l’obiettivo di “sostenere le imprese nel processo di trasformazione tecnologica e digitale creando o consolidando le competenze nelle tecnologie abilitanti necessarie a realizzare il paradigma 4.0”.
Cosa c’entra questo con il crowdfunding? La Formazione 4.0 comprende anche i servizi di consulenza per lo sviluppo di competenze tecnologiche e digitali, in cui possono rientrare molti servizi di supporto alla preparazione di una campagna di crowdfunding incentrati sugli aspetti di digitalizzazione dei processi di marketing. Tra le attività di formazione ammissibili, infatti, rientrano “vendite e marketing, informatica, tecniche e tecnologia di produzione”.
Nel concreto, quindi, è possibile detrarre dalle imposte dal 30% al 50% del valore del progetto di formazione. Questo valore comprende non solo il costo del progetto in sé, ma anche il costo del lavoro dei dipendenti che vi partecipano.
- Un altro strumento, non prettamente fiscale, che può tornare utile per fare crowdfunding è il Fondo di Garanzia per le PMI e le imprese innovative, nato per facilitare l’accesso al credito di questi soggetti. Si può sfruttare sia per ottenere finanziamenti da utilizzare per sostenere il costo della campagna di crowdfunding, sia per offrire una garanzia statale agli investitori in campagne di lending crowdfunding o debt crowdfunding: nel caso la società non riesca a restituire il prestito, sarà il Fondo di Garanzia a coprire le risorse mancanti (fino all’80%). Questo permette alle società di ridurre il profilo di rischio dell’investimento proposto e di poter stabilire tassi di interesse più bassi.
Queste opportunità si aggiungono alle agevolazioni di base previste per startup e PMI e sono in continuo aggiornamento in base ai provvedimenti governativi. È importante, quindi, verificare periodicamente le novità nella relativa sezione del sito del MiSe (e sul nostro blog)!
Bisogna ricordare, inoltre, che il crowdfunding può essere esso stesso un modo per accedere a ulteriori agevolazioni: fare crowdfunding spesso è un elemento di vantaggio per l’accesso ai bandi di finanza agevolata italiani ed europei, perché è indice di proattività e diversificazione dei canali di credito.
Turbo Crowd, in quanto società di consulenza marketing e sales che si occupa di digitalizzazione e innovazione per impresa, rientra tra i servizi di Formazione 4.0.
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