Per comprendere il crowdfunding e le sue potenzialità basta conoscere poche regole e alcuni fondamentali principi che sono la chiave del suo funzionamento: li raccogliamo in questo articolo rispondendo alle FAQ sul crowdfunding intorno alle quali c’è ancora confusione sia dal lato delle imprese sia dal lato degli investitori.
Non ho soldi a disposizione, posso raccogliere capitale con il crowdfunding partendo da zero?
No. Sebbene sia poetica l’immagine del crowdfunding come strumento per raccogliere capitali a disposizione di chiunque, per permettere a chi non ha nulla di realizzare un’idea brillante, non è di questo che si tratta. Il crowdfunding è un’operazione di marketing finalizzata alla raccolta di capitale, ma in quanto tale richiede degli investimenti in marketing. Abbiamo già parlato di quanto costa il crowdfunding: si può fare con poco, ma non con niente. Se non hai a disposizione del budget da investire in marketing, il crowdfunding non fa per te.
La piattaforma porta investitori alle campagne di crowdfunding che ospita?
La risposta breve è no. Ma è importante leggere la risposta lunga. Uno dei principali malintesi che portano al fallimento di tante campagne di crowdfunding è la convinzione che gli investitori arrivino dal database di utenti iscritti alla piattaforma ospitante. Questo non succede o succede molto poco, per due ragioni:
- le persone non vanno sulla piattaforma a scorrere tutte le campagne online per investire in quello che attrae la loro attenzione sul momento, invece arrivano già con l’idea precisa e conoscono già la società su cui decidono di investire;
- le piattaforme possono fare (per legge) solo sponsorizzazione generica della propria offerta complessiva, non pubblicizzare in modo specifico una campagna piuttosto che un’altra.
Le piattaforme sono un semplice intermediario tra società e investitori, che fornisce l’infrastruttura per l’investimento.
Questo discorso vale senza asterischi per l’equity crowdfunding. Per il lending crowdfunding, invece, è necessaria una precisazione: gli investimenti di tipo lending seguono spesso una dinamica ciclica, per cui il guadagno del primo investimento viene reinvestito in una campagna successiva e così via; per di più ci sono molte società che fanno più campagne di seguito, anche per finanziare diverse fasi dello stesso progetto (succede in particolare nell’ambito real estate). Si crea quindi all’interno di una singola piattaforma una community di investitori lending che adottano questa strategia per massimizzare il ritorno dei propri investimenti e valutano di volta in volta le campagne aperte e il tasso di interesse offerto.
Ciò non toglie che anche per il lending crowdfunding non si possa contare esclusivamente sugli investitori già presenti sulla piattaforma, che non saranno mai sufficienti a raggiungere l’obiettivo: è l’azienda che deve fare marketing per portare i propri investitori sulla piattaforma.
Dove trovo gli investitori per il mio progetto?
Questa domanda si ricollega direttamente alla precedente, ma la risposta è molto più breve: il principale e migliore bacino di investitori è costituito dai clienti o potenziali tali della tua azienda. Il motivo lo spieghiamo nel dettaglio qui. Si può sintetizzare con il fatto che quelle persone sono già interessate al tuo prodotto/servizio e quindi con loro hai delle leve da utilizzare per avviare un rapporto e un dialogo e farle diventare investitori: queste leve si chiamano “reward”.
Come convinco le persone a investire nel mio progetto?
Di nuovo, ci agganciamo alla risposta precedente: con i reward! I reward non sono una prerogativa del reward crowdfunding, bensì lo strumento fondamentale per qualsiasi tipo di campagna di crowdfunding. Sono la leva fondamentale per agganciare i potenziali investitori: un’idea brillante, un buon business plan, la prospettiva di un guadagno economico non sono ragioni sufficienti per convincere le persone a investire, perché sono fattori astratti e non immediatamente comprensibili (i primi due) oppure lontani nel tempo e non garantiti (il terzo). Il reward, invece, è una ricompensa concreta e chiaramente definita che gli investitori ottengono certamente (a prescindere dal successo futuro del business) non appena si chiude la campagna, quindi in un momento fisso e noto nel tempo. Ed è una ricompensa che di sicuro interessa al tuo target, ovvero quello dei clienti e potenziali tali, perché dev’essere legata al tuo prodotto o servizio: leggi l’articolo sull’uso dei reward per scoprirne tutti i segreti.
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Chi stabilisce il tasso di interesse nel lending crowdfunding?
Il tasso d’interesse di un’operazione di lending crowdfunding viene concordato tra la società e la piattaforma di crowdfunding in base alla valutazione del rischio operata da quest’ultima: più la classe di rischio della società è alta, più alti saranno gli interessi da riconoscere agli investitori per il prestito. Più un’operazione è rischiosa, infatti, più il prestito è costoso per l’azienda: è un principio che vale anche al di fuori del crowdfunding. Il tasso d’interesse del lending crowdfunding è influenzato anche dal tasso di mercato contingente.
Chi stabilisce il valore delle quote nell’equity crowdfunding?
Il valore delle quote vendute con una campagna di equity crowdfunding dipende dalla valutazione pre-money e dalla valutazione post-money della società offerente, ovvero dal suo valore prima della campagna e dal capitale raccolto che determina il valore dopo la campagna: ne abbiamo parlato diffusamente in un altro articolo. La valutazione pre-money viene presentata dall’azienda stessa alla piattaforma di crowdfunding, che però ne verifica l’attendibilità e la correttezza e può contestarla.
Se faccio una campagna di equity crowdfunding rischio di perdere il controllo della mia società? Quali diritti hanno gli investitori?
Questo è uno dei timori più ingiustificati e diffusi tra chi si avvicina all’equity crowdfunding: no, fare una campagna equity non fa perdere il controllo della società. I nuovi soci che entrano nella compagine sociale acquistando delle quote lo fanno secondo le regole che l’azienda ha stabilito: la preparazione della campagna prevede anche di stabilire quale percentuale massima di società cedere e quali tipi di quote riconoscere. Le quote di tipo A includono anche il diritto di voto e vanno limitate a pochi investitori, ovvero a quelli che investono sopra una certa cifra. Le quote di tipo B, invece, prevedono solo diritti patrimoniali. Questo schema, ovviamente, si può declinare in diverse sfumature. Inoltre, per facilitare la gestione della compagine sociale, si possono raggruppare tutti gli investitori crowd in un unico soggetto giuridico, stipulare patti para-sociali e molte altre strategie.
Come faccio a superare la selezione di una piattaforma di crowdfunding?
La selezione delle piattaforme di crowdfunding ha l’obiettivo di ammettere fra le proposte solo le società con buone probabilità di successo e un buon potenziale di crescita. Per individuarle, le piattaforme analizzano sia elementi quantitativi, come i numeri del fatturato, del patrimonio o le analisi di mercato e le proiezioni, sia elementi qualitativi, come la forza della strategia marketing, l’estensione della rete di contatti e della presenza online, il rapporto con gli stakeholder, la conoscenza dell’impegno richiesto dal crowdfunding ecc.: abbiamo scritto un articolo con i consigli per superare la selezione di una piattaforma di crowdfunding.
Quanto tempo ci vuole a fare una campagna di crowdfunding?
Dipende. La campagna di crowdfunding in sé, sulla piattaforma, può durare da 30 a 90 giorni, raramente di più. È anche possibile suddividere una raccolta in più round di campagna all’interno dello stesso aumento di capitale. Ma la parte più importante del fare una campagna di crowdfunding è quello che viene prima dell’apertura delle transazioni sul sito: la fase di preparazione degli strumenti e dei materiali necessari (Onboarding) e quella di coinvolgimento dei potenziali investitori e raccolta di manifestazioni d’interesse (Precrowd). Queste fasi hanno una durata assolutamente soggettiva, a seconda delle esigenze dell’azienda: possono durare poche settimane oppure mesi.
Per approfondire altre questioni più tecniche e i dettagli del Regolamento Europeo sul Crowdfunding, è possibile consultare il documento di FAQ sul crowdfunding redatto dall’ESMA (European Securities and Market Authority).
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