CROWDFUNDING MANIFESTO
Il manifesto del crowdfunding è lo strumento che ogni imprenditore dovrebbe avere in tasca per raccogliere capitali in modo efficiente. I punti del manifesto, infatti, custodiscono il know how imprescindibile per fare una (e più) campagne di crowdfunding di successo.
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Crowdfunding = Marketing
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Le alternative all'approccio "marketing first"
Quindi per raccogliere capitali bisogna per forza fare marketing? Con il crowdfunding, sì. Chi non è disposto a adottare un approccio “marketing first” per la raccolta di capitali, dovrà utilizzare altri strumenti: bandi, banche, club deal ecc.
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Lanciare una campagna crowdfunding significa fare un investimento di marketing per attirare capitali, perciò non è un percorso adatto per chi ha zero budget. È una campagna marketing più efficiente rispetto alle normali attività di promozione, perché si svolge in un terreno dove non ci sono contemporaneamente i competitor e permette di offrire meccanismi a scadenza. Ma se non si investe niente, non si riceve niente: la maggiore efficienza di zero è sempre zero.
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Le modalità di raccolta di capitali abilitate da marketing e vendita sono 8: equity, lending e reward crowdfunding, real estate crowdfunding, IDO (Initial Decentralized Offering), STO (Security Token Offering), SAFE, Crowdfunding Listing
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Focus su clienti e potenziali tali
I migliori investitori per una campagna di crowdfunding sono i clienti (o potenziali tali), perché sono già interessati all’azienda o addirittura già in contatto con essa, oltre che maggiormente sensibili alle principali leve che si possono sfruttare per condurre all’investimento. Individuarli è facile: sono il target a cui ci si rivolgerebbe per vendere il proprio prodotto/servizio, a prescindere dalla campagna di crowdfunding.
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Onboarding, Precrowd, Campagna
- Onboarding: preparazione delle strategie e dei materiali di marketing;
- Precrowd: messa in atto delle strategie di sponsorizzazione per raccogliere manifestazioni d’interesse all’investimento;
- Campagna: inizio della raccolta di capitale vera e propria, con le stesse strategie già attuate in fase di precrowd ma con la pagina online sulla piattaforma e la possibilità per gli investitori di fare la transazione economica.
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L’importanza delle manifestazioni di interesse
Prima di aprire la campagna è importante raccogliere il 90% dell’obiettivo minimo sotto forma di manifestazioni di interesse durante la fase di precrowd.
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Usare i reward
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Rendere i reward esclusivi
Il reward non deve essere un banale sconto, bensì un’esperienza unica e gratificante per l’investitore, capace di offrire qualcosa di diverso rispetto alle normali promozioni che un’azienda può fare quotidianamente.
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Gli investitori seriali non esistono...
… o meglio, esistono, ma non in numero sufficiente per poterci basare il successo di una raccolta in crowdfunding. La maggior parte delle persone, infatti, fa normalmente 1 o al massimo 2 investimenti, quindi non investe “a caso”, bensì in realtà che conosce e con cui è entrata in contatto: è l’azienda che deve andare a prendere gli investitori, non succede il contrario.
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Le piattaforme non portano investitori
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Sistematizzare la raccolta di capitali
Una campagna di crowdfunding non si fa per caso, improvvisando e mettendo insieme qualcosa nel tempo libero. Non è un’attività marginale, bensì una vera e propria linea di business dell’azienda, che deve quindi dedicarvi processi strutturati e sistematici.
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Uno strumento a cipolla
La ricerca di investitori deve partire dalle 4F di Family, Friends, Fool&Fans per poi raggiungere man mano le persone esterne alla propria cerchia, tramite il passaparola e il marketing. Questo deve portare a fare più campagne crowd, allargando di volta in volta i contatti raggiungibili da coinvolgere.
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Il crowdfunding non è solo per tipologie specifiche di business
Il crowdfunding non è solo per startup, né solo per imprese ad alto tasso di innovazione e tecnologia. Basti pensare che il caso più famoso al mondo è quello di una birreria artigianale (Brewdog).